mercoledì 5 ottobre 2011

Capodichino - Aeroporto Internazionale di Napoli

Partire, tornare, partire e ritornare, eppure Napoli è sempre lì, anche lì, ad accoglierti con la forza e con lo sguardo di chi sa che davvero non te ne andrai mai.

Capodichino è anche e soprattutto questo: ci sono città che hanno scelto di fare del proprio aeroporto un'appendice estranea alla loro natura, (Milano e Palermo distano oltre un'ora dal luogo in cui scelgono di accogliere chi vola da loro) e ce ne sono altre che abbracciano arrivi e partenze rendendoli parte di loro.

Napoli, purtroppo o per fortuna, appartiene a questa seconda categoria, e la strada per l'aeroporto è solo l'ennesimo atto di amore, allontanato o accolto che sia, riservato a chi vuole ascoltarlo.

Si parte da Piazza Garibaldi, altro formicolare di storie, vicoli, vizi e virtù, superando i luoghi bene, il Centro Direzionale, Piazza Carlo Terzo. La strada per l'aeroporto è in salita, trafficata ma scorrevole sempre, e anche questo è un segno: quando te ne vai, Napoli tenta di fermarti senza insistere, ma quando arrivi, in quella discesa ripida e panoramica, sembra inghiotterti mostrando il suo vestito migliore.

E infine eccolo: l'aeroporto, si spalancano le porte, automatiche e trasparenti, e ti accolgono voli, arrivi, partenze, scolaresche e lustrini, negozi e addetti, sicurezze e ritardi.

Ma basta voltarsi indietro, anche nell'ultimo attimo dell'ultimo viaggio fatto per l'ultimo motivo: il parcheggiatore dirige l'autista e il tassista consiglia e controlla, forse meglio di qualsiasi agente, mentre fuori l'enormità dei cartelloni non trattiene un cielo unico pronto a riservare meraviglie, ogni qualvolta ci si voglia tornare.

E porti via Napoli con te, nel tuo volo, con l'istinto segreto di poterci tornare, senza sentire più il bisogno di voler ripartire.


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