Mimmo Liguoro è un profondo conoscitore di Napoli. E’ la sua città adottiva (nato a Torre del Greco, ha vissuto gran parte dell’infanzia nella città partenopea), porta questa città nel cuore pur vivendo nella Capitale, ne ha studiato miti e storia e ha pubblicato diversi libri. Ne ha raccontato, inoltre, eventi belli e brutti direttamente dal tubo catodico, alla conduzione di Tg2 e Tg3 e con programmi di approfondimento. Una chiacchierata con lui è dunque un discorso a trecentosessanta gradi su Napoli, sulla sua storia, sulla realtà partenopea, sulla musica, il teatro, i grandi personaggi di Napoli. Mimmo Liguoro non è un semplice innamorato di Napoli: è uno studioso innamorato di città partenopea. Tanti i suoi studi sulla città, sulle donne che hanno fatto grande Napoli, sulla posteggia, sulla canzone napoletana e su Partenope, curiosamente chiamata “Partenope coi baffi”.
E la nostra intervista parte proprio da qui, da una curiosità molto forte: perché Partenope coi baffi?
“Io considero Napoli come concetto androgino. Napoli, se ci fate caso, è maschile e femminile allo stesso tempo. Ha tutte le caratteristiche di una donna e quelle di un uomo assieme. E quindi a me è venuta l’idea di Partenope che ha i baffi. Si tratta di una caratteristica che non ha una forma predefinita, in quanto troppo densa e piena di significati. Anche in questo momento la città non è né uomo né donna in maniera netta, distinta”.
Qual è per lei il posto più romantico della città di Napoli?
“Se si identifica con le memorie più belle dell’infanzia, per esempio, per me uno dei posti più romantici è la spianata di San Martino al Vomero. Lì vicino abitava mia nonna e in quel posto ho trascorso gli anni della mia infanzia; era il posto in cui giocavo da piccolo anche con le pietre: è stata un po’ la mia via Pal. In altri sensi, non ho dubbi a rispondere: la Certosa di San Martino”.
Quale Napoli avrebbe voluto far emergere maggiormente nelle sue cronache giornalistiche e nei suoi libri?
“Ho cercato sempre di dare in televisione un’immagine non banalmente positiva di Napoli, ma un’immagine comprensibile, affinché gli spettatori capissero sia i lati positivi che quelli negativi di Napoli, cercando di far emergere anche perché questi aspetti esistono e vengono fuori. Ritengo che questo sia doveroso per un giornalista che parla di Napoli. I libri, invece, scatenano la fantasia, vengono da ricerche. Si può lavorare meglio, ma il focus è sempre quello di scavare nella storia e nella memoria di Napoli per trovare le radici culturali, storiche e immaginifiche di questa città così strana che è veramente unica al mondo, nel bene e nel male”.
Qual è il suo rapporto con Napoli e con i napoletani?
“E’ un rapporto molto intenso anche se non sempre attivo. Napoli, come si sa, è una città che spinge ad essere amata. E’ ricca di suggestioni, di storia, di promesse, di delusioni. Napoli è una città madre, una città sorella, è un mondo così complesso e vario dove però si trova il proprio percorso, il proprio destino anche quando si è lontani. Quindi da parte mia c’è amore per Napoli e vicinanza, affetto e solidarietà per i napoletani. Però, Napoli non è un’entità che ha una sola faccia e i napoletani non sono tutti uguali. Napoli è una città che ha avuto una storia complessa, anche difficile e delicata: il suo sviluppo storico è stato spesso contraddittorio, segnato da molti mali ma anche da molte cose positive (grandi uomini, pensatori) e anche da fenomeni negativi a livello sociale, dovuti ad aspetti come il sottosviluppo o l'economia malata. Quindi c’è un rapporto complesso. Amando Napoli la si vorrebbe immune da cose negative; allora quando si vede che questa immunità non riesce a venir fuori nella sua interezza, quando si vede che Napoli non ha un profilo immune da problemi che non si riescono a risolvere, viene fuori una grande amarezza per non riuscire da solo a fare nulla per cambiare questa città”.
Quanto è innamorato di questa città da 1 a 10? E perchè?
“Napoli ha una duplicità di fondo. Su tutto prevale l’amore e l’attaccamento, le radici, le memorie. Prevale questo modo di sentirsi napoletani, un modo tipico delle città ricche di storia e di testimonianze umane importanti. Queste testimonianze producono un sentimento di appartenenza che è poi l’amore per Napoli. Quindi scelgo 10!”
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