mercoledì 13 aprile 2011

Le sirene di Letizia Vicidomini

Riceviamo e pubblichiamo il racconto "La sirena" di Letizia Vicidomini, pubblicato già nell'antologia "Il risveglio delle i-dee" - ed. Akkuaria


La sirena 

“E’ na femmena? No! E’ no pesce de mare? No! E’ tutt’è dduie: 
è na femmena ma tene a coda de lu pesce …” 

Da che mondo è mondo l’amore, sia appoggiato che ostacolato, dà origine a fenomeni incontrollabili, mutamenti del mondo, del tempo e dello spazio che non potrebbero avvenire se non alimentati dalla smisurata forza di questo sentimento.
C’era una volta una sirena bellissima, che possedeva tutte quante le caratteristiche che un essere vivente può desiderare. La sua pelle era diafana e luminosa, a dispetto della luce del sole che sempre la riscaldava mentre, adagiata su un piccolo scoglio che affiorava dal cristallino mare della Grecia, fissava lo sguardo lontano, verso un paese che esisteva solo nel suo cuore.Il suo torso era perfetto nella proporzione quasi commovente della vita, stretta e delicata, delle spalle dalla linea morbida pari al digradare di un declivio collinoso, e piccole alture sembravano i due seni pieni e nel contempo aggraziati. La linea del collo pareva disegnata da un pittore che amasse la sua modella più della sua stessa vita, e si perdeva nel fiorire della chioma, lucida quanto un manto d’oro puro che scendeva a carezzarle gli omeri.Gli occhi della sirena erano quanto di più prezioso possedesse: un duplice faro che irradiava luce propria, pozzi profondi in cui annegare, specchi dentro i quali veder riflessa l’anima, vuoto infinito dove gli sciagurati senza speranza si perdevano, senza poter tornare più indietro.Il vero miracolo, però, era l’unione del bianco torso al metallo scintillante della coda che, lunga e flessuosa, fatta di mille scaglie iridescenti, poggiava mollemente sullo scoglio che odorava di sale, mentre lo sguardo continuava a fissare l’orizzonte lontano.Parthenope si chiamava la sirena, e la sua forza, la sua volontà furono capaci di creare una città meravigliosa e florida quanto un paradiso: Napoli.Volete sapere come accadde? L’amore che Parthenope provava per il giovane Cimone fu la molla, la grande forza della dea metà donna e metà pesce fu il mezzo.La bellissima sirena si ribellò al padre che ostacolava il suo amore e, guidata dai sogni che avevano sempre popolato i suoi giorni e le sue notti, partì alla ricerca del paese che avrebbe accolto lei e il suo smisurato amore.Approdata sulle coste italiane si fermò su un lembo di terra che, all’arrivo suo e di Cimone, iniziò immediatamente a produrre una vegetazione lussuriosa e verde. Con il passare del tempo la sirena fu raggiunta dalla famiglia, da amici e parenti. La voce si sparse e interi popoli, caricati i loro averi, raggiunsero quel paese nuovo e accogliente, e furono costruiti villaggi, templi e giardini.Parthenope ebbe dodici figli, fu molto amata per la pietà e la fedeltà dimostrata a tutti, e tutti rispettarono quanto stabilito da lei perché era giusta e saggia.La pace regnò sempre su quel popolo nuovo che continuò in eterno ad amare la sirena che aveva dato origine ad una nuova terra promessa, dove ella stessa fu sepolta dopo una lunga vita felice.Si dice che oggi il suo cuore, che pulsa sotto Castel dell’Ovo, nei fondali più profondi del mare di Napoli, pianga spesso e preghi perché la città ritrovi quella serenità che aveva reso unica la sua esistenza e quella della sua gente.

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